Descrizione
Il cortile del chiostro del castello Della Rovere di Vinovo , risalente ai primi anni del 1500, è un esempio finissimo di architettura rinascimentale; spiccano sulle pareti verticali finissimi cotti, perfettamente conservati, a candelabre, lesene con capitelli di tipo corinzio con lo stemma della casata, l’albero di rovere sradicato e fruttato e tondi raffiguranti i profili degli imperatori Galba e Nerone.
In origine il cortile era ingentilito dalla presenza di sedici affreschi cinquecenteschi raffiguranti figure allegoriche, scene di battaglia, soggetti mitologici tra cui un bellissimo carro di Nettuno con nereidi, tritoni e suonatori di tamburi.
Gli affreschi vennero ricoperti di malta attorno al 1825 quando nella storia del maniero comparvero per poco tempo i Gesuiti, che decisero di celare le immagini per non turbare o distogliere l’attenzione degli studenti che avrebbero osservato le nudità delle raffigurazioni.
Intorno al 1882 la famiglia Rey, allora proprietaria del castello, affidò l’incarico, al pittore Morgari e alla sua bottega, di riportare alla luce le raffigurazioni; tuttavia essendo esposti all’esterno essi si deteriorarono rapidamente.
Nel 1979 l’allora Amministrazione comunale decise di toglierli dalla loro sede e di affidarne il restauro al laboratorio di Guido Nicola ad Aramengo presso Asti.
Tuttavia la Giunta non ne ufficializzò mai l’incarico ed il restauro non fu mai commissionato.
Gli affreschi rimasero, pertanto, presso il laboratorio di restauro per quasi quarant’anni.
L'Amministrazione nel 2018, fortemente convinta che un patrimonio storico di tal livello meritasse un’attenzione e una cura adeguata su segnalazione della “componente storia” della Consulta Cultura e dell’Assessore di competenza, dispose uno stanziamento per il loro restauro.
Nonostante il cattivo stato di conservazione l’intervento ha comportato il recupero dell’intero ciclo di affreschi, compresi i frammenti in cui era rimasto quasi solo l’intonaco originale con pochissime tracce o impronte di colore.
Ora sarà possibile apprezzarli ed ammirarli nel corridoio coperto del chiostro, in coincidenza con la mostra “Oro Bianco - La ricerca della bellezza”, dove sono esposti in attesa di valutare con la Sovrintendenza una collocazione definitiva.
In origine il cortile era ingentilito dalla presenza di sedici affreschi cinquecenteschi raffiguranti figure allegoriche, scene di battaglia, soggetti mitologici tra cui un bellissimo carro di Nettuno con nereidi, tritoni e suonatori di tamburi.
Gli affreschi vennero ricoperti di malta attorno al 1825 quando nella storia del maniero comparvero per poco tempo i Gesuiti, che decisero di celare le immagini per non turbare o distogliere l’attenzione degli studenti che avrebbero osservato le nudità delle raffigurazioni.
Intorno al 1882 la famiglia Rey, allora proprietaria del castello, affidò l’incarico, al pittore Morgari e alla sua bottega, di riportare alla luce le raffigurazioni; tuttavia essendo esposti all’esterno essi si deteriorarono rapidamente.
Nel 1979 l’allora Amministrazione comunale decise di toglierli dalla loro sede e di affidarne il restauro al laboratorio di Guido Nicola ad Aramengo presso Asti.
Tuttavia la Giunta non ne ufficializzò mai l’incarico ed il restauro non fu mai commissionato.
Gli affreschi rimasero, pertanto, presso il laboratorio di restauro per quasi quarant’anni.
L'Amministrazione nel 2018, fortemente convinta che un patrimonio storico di tal livello meritasse un’attenzione e una cura adeguata su segnalazione della “componente storia” della Consulta Cultura e dell’Assessore di competenza, dispose uno stanziamento per il loro restauro.
Nonostante il cattivo stato di conservazione l’intervento ha comportato il recupero dell’intero ciclo di affreschi, compresi i frammenti in cui era rimasto quasi solo l’intonaco originale con pochissime tracce o impronte di colore.
Ora sarà possibile apprezzarli ed ammirarli nel corridoio coperto del chiostro, in coincidenza con la mostra “Oro Bianco - La ricerca della bellezza”, dove sono esposti in attesa di valutare con la Sovrintendenza una collocazione definitiva.
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Ultimo aggiornamento pagina: 20/02/2019 10:21:03